“La cartella clinica informatizzata – come cambia il management sanitario”
E’ il titolo del corso di formazione organizzato nell’ambito di un percorso formativo rivolto agli operatori della sanità di Sassari e Nuoro.
Il 22 ottobre a Sassari e il 23 ottobre a Nuoro i due eventi, che hanno visto una numerosissima e interessata partecipazione di operatori sanitari, hanno affrontato temi di estrema attualità relativi al complesso processo di informatizzazione della documentazione sanitaria ed in particolare della “cartella clinica informatizzata“.
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Si comincia a parlare della «sindrome di burn-out» nella prima metà degli anni 70, negli Stati Uniti, per identificare una patologia professionale che veniva osservata sempre più frequentemente tra gli operatori sociali, caratterizzata da un rapido decadimento delle risorse psicofisiche e un altrettanto rapido peggioramento delle prestazioni professionali. Gli operatori afflitti da tale patologia appaiono completamente “bruciati”, “fusi”, “cortocircuitati”, ovvero oltremodo sfiniti, esauriti “a tutto campo”. Il termine «burn-out» deriva dal gergo sportivo: negli anni Trenta veniva utilizzato per indicare la condizione di quegli atleti che, dopo un periodo di successi, improvvisamente vanno in crisi e non riescono a dare più nulla dal punto di vista agonistico. Analogamente, gli operatori sociali in burn-out non riescono a dare più nulla dal punto di vista relazionale. Sono molti i professionisti degli ambienti socio/sanitari a rischio di burn-out, ma quelli più “esposti” sembrano essere: operatori di comunità; educatori; insegnanti; riabilitatori psichiatrici; assistenti sociali, infermieri. Si tratta di professioni basate sulla “relazione d’aiuto” tra operatore e utenti “disagiati”. Professioni nelle quali le responsabilità morali dell’operatore, lo stress a cui è sottoposto e il suo coinvolgimento emotivo sono elevatissimi. Proprio tali condizioni di lavoro, se non sussistono le adeguate misure di prevenzione, portano inevitabilmente alla “fusione”, al breakdown dell’operatore. Una delle modalità per prevenire lo stress lavorativo è il Benessere Organizzativo. Difatti, nel corso degli ultimi anni è aumentata la consapevolezza circa la rilevanza che la “salute organizzativa” (il benessere psicologico e sociale degli attori entro l’organizzazione) possiede nell’alimentare un circolo virtuoso per le persone e per le organizzazioni stesse in termini di efficacia, produttività ecc. Possiamo immaginare il clima organizzativo come un insieme dato da una serie di fattori la cui conoscenza dello stato permette di prevedere, ad esempio, la maggiore incidenza di conflitti e litigi tra le persone, così come la presenza di collaborazione e di rapporti di reciproca fiducia.
Il Centro Analisi Terapeutica di gruppo propone in questo Seminario un tema di grande interesse ed attualità: il trattamento delle dipendenze.
Assunto centrale del Seminario, che si vuole dimostrare, è la centralità della psicoterapia di gruppo e della Gruppoanalisi in particolare.
All’uopo vengono presentate cinque relazioni, in un continuum che va dall’approccio nosografico psichiatrico a quello psicopatologico e psicoterapeutico, considerato secondo gli approcci fenomenologico, psicoanalitico e sistemico-relazionale, per approdare alla teoria e metodologia del trattamento nell’ottica gruppoanalitica. Le diverse forme con cui si presenta il fenomeno della dipendenza, le varietà di sostanze e di comportamenti in risposta a differenti bisogni e carenze, testimoniano la diversità di ogni soggetto dipendente. E’ per questo che le tecniche terapeutiche di gruppo si dimostrano le più efficaci nel rispondere alle diverse costellazioni personologiche e psicopatologiche (Yalom). Sappiamo che l’evoluzione della psicoanalisi va nel senso di considerare la relazione al centro del processo terapeutico. La gruppoanalisi va oltre, focalizzando l’attenzione sul conflitto individuo-gruppo. Il gruppo diventa allora uno spazio trasformativo che supporta lo sviluppo di un progetto comune, di una “matrice dinamica” della comunicazione (Foulkes) in cui confluiscono fantasie, aspettative e desideri individuali, del gruppo in toto e della rete terapeutica istituzionale. Nel gruppo di pazienti con dipendenza patologica la struttura, il processo e il contenuto si modificano a beneficio di tutti e ciascuno dei suoi membri. Nell’équipe terapeutica la supervisione condotta in ottica gruppoanalitica consente di affrontare e possibilmente risolvere i sedimenti psicopatologici e le impasses istituzionali.
Segreteria Organizzativa:
Letizia Miccoli, Federica Mencaroni
Tel./Fax 071 7927961
e-mail: info@villasilvia.com
In un precedente articolo abbiamo anticipato come l’inserimento della figura del Consigliere di Fiducia (CdF), in particolare in un’azienda sanitaria, rappresenti una delle misure integrate di prevenzione del rischio psicosociale e organizzativo.
Ma chi è il CdF, quali sono le sue funzioni, la sua formazione, come svolge l’attività, cos’è il codice di condotta, quali sono i vantaggi per l’azienda, a questa e tante altre domande cercheremo di dare risposta in questo studio della dottoressa Gaia Cimolino che, per comodità di lettura, pubblicheremo in due articoli.
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Il benessere psicofisico è condizione indispensabile alla buona qualità del lavoro. I professionisti che lavorano in sanità sono esposti, come è noto, ad elevati livelli di stress, che può pregiudicare la loro salute e compromettere il clima del contesto nel quale operano e quindi la qualità della prestazione erogata.
Ciò pone una forte sfida di cambiamento alle Organizzazioni che vogliano essere effettivamente attente a rispettare la novità giuridica e a cogliere le implicazioni da esse derivanti.
Questo è il primo di una serie di articoli che pubblicheremo sull’argomento proponendo di volta in volta analisi, esperienze, metodologie e tecnologie informatiche di supporto all’attività di valutazione e prevenzione dei rischi psicosociali.
Si potrà accedere ad applicazioni informatiche di prova, direttamente on line, che proporranno esempi di questionari elettronici per la valutazione di: benessere organizzativo, mobbing, stress lavoro correlato, burnout ecc.
Daremo la parola a professionisti che operano in strutture sanitarie pubbliche e private che esporranno i loro studi e la loro esperienza in campo.
Chi lo desidera può partecipare attivamente al nostro blog inviandoci un proprio articolo sull’argomento del rischio psicosociale e del benessere organizzativo che pubblicheremo integralmente.
Nel prossimo articolo parleremo in maniera diffusa della figura del Consigliere di Fiducia (CdF) e forniremo le credenziali per provare il questionario per la valutazione del fenomeno del burnout
Un’azienda sanitaria che intenda promuovere in modo concreto il miglioramento della qualità e della sicurezza (del paziente, del visitatore, dell’operatore), non si può limitare a miglioramenti occasionali, isolati, affidati all’iniziativa di piccoli gruppi di operatori fortemente motivati, ma deve progressivamente coinvolgere, in modo sistemico e strutturato, tutte le articolazioni organizzative.
A livello periferico deve essere promossa e sostenuta una rete di professionisti interessati alla promozione della qualità che condividano linguaggio, metodi e strumenti da utilizzare.
La posizione di referente qualità e rischio clinico di unità operativa complessa (UOC) in molte aziende sanitarie è ricoperta da un infermiere e in alcuni casi dallo stesso coordinatore infermieristico. Ma quali devono essere le competenze dell’infermiere a cui viene affidata questa posizione? quale deve essere il percorso formativo più adeguato? a queste e ad altre domande si proverà a dare risposta nella serie di articoli che saranno pubblicati sull’argomento e che vogliono costituire una linea guida per tutti gli infermieri che si troveranno a ricoprire la posizione di referente qualità e rischio clinico e/o che vogliono affrontare questo percorso.
Per leggere l’intero articolo e scaricare una proposta di possibile check list per l’autovalutazione delle competenze dei referenti qualità / rischio clinico delle aziende sanitarie clicca qui
Due notizie pubblicate a distanza di poco tempo l’una dall’altra dimostrano quando la sanità italiana sia ancora governata da spinte fortemente contrapposte. Da una parte si lavora per un utilizzo massivo e sistemico dell’information technology in sanità e dall’altra ancora si invitano gli operatori “a scrivere in stampatello”.
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Parte il progetto per lo sviluppo della cartella di ricerca elettronica psichiatrica. Il progetto è aperto alla partecipazione delle strutture eventualmente interessate ed ha lo scopo di raccogliere dagli aderenti tutti gli episodi clinici del paziente interessanti ai fini della ricerca. I dati clinici informatizzati verranno inseriti in forma anonima e potranno successivamente essere elaborati dai partecipanti con opportuni filtri, secondo le proprie esigenze di ricerca ed esportati su apposite griglie excel. Il comitato scientifico è coordinato dal dott. Alessandro Valchera (Direttore Sanitario della Casa di Cura Villa San Giuseppe) ed è formato dalla Dott.ssa Laura Orsolini e dalla Dott.ssa Roberta Vecchiotti. Il progetto è rivolto allo studio di casi clinici ma è in via di sviluppo un progetto di ricerca in ambito infermieristico sull’implementazione di linguaggi e tassonomie in ambito assistenziale.
E’ possibile richiedere l’uso del software per studi e ricerca sia in ambito clinico che infermieristico in tutte le specializzazioni. Per ricevere informazioni: info@scienzeinfermieristiche.net
Si comincia a parlare della «sindrome di burn-out» nella prima metà degli anni 70, negli Stati Uniti, per identificare una patologia professionale che veniva osservata sempre più frequentemente tra gli operatori sociali, caratterizzata da un rapido decadimento delle risorse psicofisiche e un altrettanto rapido peggioramento delle prestazioni professionali. Gli operatori afflitti da tale patologia appaiono completamente “bruciati”, “fusi”, “cortocircuitati”, ovvero oltremodo sfiniti, esauriti “a tutto campo”. Il termine «burn-out» deriva dal gergo sportivo: negli anni Trenta veniva utilizzato per indicare la condizione di quegli atleti che, dopo un periodo di successi, improvvisamente vanno in crisi e non riescono a dare più nulla dal punto di vista agonistico. Analogamente, gli operatori sociali in burn-out non riescono a dare più nulla dal punto di vista relazionale [Rossati - Magro 1999, 43-4]. Sono molti i professionisti degli ambienti socio/sanitari a rischio di burn-out, ma quelli più “esposti” sembrano essere: operatori di comunità; educatori; insegnanti; riabilitatori psichiatrici; assistenti sociali, infermieri. Si tratta di professioni basate sulla “relazione d’aiuto” tra operatore e utenti “disagiati”. Professioni nelle quali le responsabilità morali dell’operatore, lo stress a cui è sottoposto e il suo coinvolgimento emotivo sono elevatissimi. Proprio tali condizioni di lavoro, se non sussistono le adeguate misure di prevenzione, portano inevitabilmente alla “fusione”, al breakdown dell’operatore.
Nel corso di formazione sarà presentata la sindrome del burn-out con tutte le sue caratteristiche, come costruire un relazione d’aiuto con la persona assistita costruttiva e positiva, come evitare e prevenire tale sindrome, la comunicazione organizzativa, il malessere ed il benessere organizzativo, le forme di disagio lavorativo, lo stress, ma soprattutto i riflessi sull’organizzazione sanitaria. Struttura del corso:
8.00-900 | Il Burn Out nelle professioni d’aiuto. |
9.00-10.00 | Il Burn Out nelle corsie Ospedaliere quando aiutare brucia |
10.00-11.00 | Gli operatori maggiormente a rischio: quali strategie? |
11.00-12.00 | Gli operatori sanitari e il Burn Out: individuazione delle cause e meccanismi di Difesa”. |
12.00-13.00 | La relazione con il paziente con disagio psichico. Quale strategie nella gestione dei rapporti complessi? |
13.00-14.00 | Pausa Pranzo |
14.00-15.30 | Il Benessere organizzativo nelle relazioni di aiuto. |
15.30-17.30 | Workshop: Presentazione di una serie di problemi da risolvere in gruppo attraverso le metodiche analizzate. |
17.30-19.00 | Laboratorio antistress: Non siamo più qui ora, siamo nel Burn out. Liberiamociu con la Kundalini e ritroviamo il nostro centro. |
19.00-19.30 | Questionario Finale – Modulistica ECM |
Il corso fornisce agli allievi le basi teoriche della cartella infermieristica, ma soprattutto le metodologie, i modelli, le scale e gli strumenti pratici ed operativi per acquisire le competenze necessarie per utilizzare un esempio di cartella infermieristica informatizzata
Il corso consente allo studente, dopo aver acquisito i concetti teorici, di esercitarsi con un software per la gestione della cartella infermieristica informatizzata. Ad ogni studente sarà assegnato un account di prova per accedere al corso FAD e al software direttamente on line.
Il corso mette a disposizione degli studenti un blog e una chat per condividere con gli altri allievi esperienze e competenze. Al termine del corso, dopo aver eseguito le esercitazioni pratiche con il software di prova e aver completato i quiz di verifica dell’apprendimento, sarà possibile visualizzare e stampare l’attestato di partecipazione. Un docente sarà sempre a disposizione degli studenti per rispondere alle domande, fornire chiarimenti e spiegazioni anche in modalità live, su prenotazione e per gruppi di allievi, attraverso un sistema di video conferenza.
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